In un mio commento ad un recente articolo del consigliatissimo blog di Riccardo Friede ho espresso il mio parere su un problema complesso riguardante il terzo settore. L’opinione diffusa che il nonprofit non sia un settore lavorativo che ha bisogno di una sempre più elevata professionalità ma un campo aperto in cui ci si debba muovere prevalentemente secondo gli schemi del volontariato. Tale percezione è un danno permanente per chi opera nel terzo settore e a volte può essere frustrante. Nel mio intervento ho identificato i tre principali fattori alla base di questa situazione: Politica debole di informazione e sostegno intorno al mondo nonprofit da parte delle istituzioni. Idea di intervento per l’inclusione sociale basato sulla carità. Scarso investimento in innovazione, comunicazione e raccolta fondi da parte delle stesse organizzazioni nonprofit. Consiglio a tutti di approfondire la questione leggendo l’articolo e non voglio ripetermi sulla questione. Quello che qui mi interessa è approfondire il terzo punto proponendovi un esempio pratico che ho avuto modo di conoscere durante una mia recente missione in alcune favelas brasiliane.
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